Il canotto insanguinato (Il Giallo Mondadori) by Augusto De Angelis

Il canotto insanguinato (Il Giallo Mondadori) by Augusto De Angelis

autore:Augusto De Angelis [De Angelis, Augusto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-06-08T12:00:00+00:00


12

La strada delle Alpi

Si trovò a sedere sul letto completamente sveglio. Il sole batteva contro le persiane chiuse e inondava la stanza di chiarore. Lui non arrivò a spiegarsi subito perché si fosse destato così di colpo.

Lo scoppio soffocato di una voce nella stanza vicina gli diede la sensazione di quel che era avvenuto. Anche negli ultimi momenti del sonno aveva dovuto sentire quella voce. Essa aveva operato sul suo subcosciente, sino a farlo destare.

Scese e si avvicinò alla porta di comunicazione. Qualcuno parlava concitatamente nella camera di Kiergine. Guardò l’orologio: erano le dieci. Aveva dormito cinque ore. Appena tornato in albergo s’era addormentato, mentre credeva di non riuscire a prender sonno, tanto l’incontro con quella ragazza e le sue rivelazioni l’avevano turbato.

Il Caso!

Un altro passo verso la verità.

Sentiva nettamente ormai di trovarsi nel centro del dramma, di viverlo al punto che non avrebbe potuto più distaccarsene prima di esser giunto alla soluzione del mistero.

Ma chi poteva trovarsi nella camera del russo? Qualcuno a ogni modo che tentava d’imporglisi, perché la voce era dura, violenta persino.

Attraverso la porta, gli arrivava il suono confuso delle parole. Sentiva gli accenti, i passaggi delle frasi, ma non riusciva a distinguerne il senso. Parlava francese e molto probabilmente l’uomo doveva trovarsi accanto al letto di Kiergine ch’era in angolo, dalla parte opposta alla porta.

Il russo taceva. Sempre il suo metodo: l’inerzia silenziosa.

Il commissario si lavò e si vestì in un baleno. Nella camera vicina, l’uomo continuava a parlare e gli scoppi rabbiosi della voce si facevano più frequenti.

Quando De Vincenzi fu pronto, si assicurò di avere la rivoltella nella tasca della giacca e poi spalancò la porta di comunicazione.

Kiergine era ancora a letto. Si era seduto e appoggiava le spalle ai guanciali, che aveva sollevati. Davanti a lui stava monsieur Victor.

Il tenutario della bisca era pallidissimo. Un moto convulso gli agitava le mascelle.

Al rumore che fece la porta spalancandosi, diede un balzo e si mise la mano in tasca. Fronteggiò subito chi entrava, ma quando vide De Vincenzi si fermò e diede una occhiata feroce al russo.

— Ah! Viaggi con la scorta, eh!

De Vincenzi avanzò sino in mezzo alla camera. Fissava Victor.

Ci fu un silenzio lungo. Kiergine aveva fatto un moto di rassegnazione. Si rimetteva al Fato, come sempre! E poi era ricaduto con la testa sui guanciali. Aveva un pigiama di seta nera, chiuso al collo, che faceva risaltare ancor di più il pallore cadaverico del suo volto. Teneva le mani diafane abbandonate sul lenzuolo.

Victor si mordeva le labbra. Era ancora fremente.

Soltanto perché vide il lampadario riflesso nello specchio dell’armadio che aveva di fronte, De Vincenzi si accorse che la luce era accesa e che gli scuri della finestra erano ermeticamente chiusi.

— Tanto peggio così! — mormorò il tenutario di Fantasio e alzò gli occhi torbidi in faccia al commissario. — Che cosa credete che sia venuto a fare qui?

De Vincenzi non rispose.

Kiergine aveva chiuso gli occhi al suono della voce di Victor, come fanno i bimbi quando non vogliono vedere un pericolo. Si poteva credere che stesse per portarsi le mani alle orecchie, per non sentire.



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